Un boutique brand creato da padre e figlio
La storia dei sigari Pachuche ha inizio nel 2008, insieme a Camillo Bazzell ed ai suoi studi linguistici nella Repubblica Dominicana. Su questa bellissima isola incontrò sua moglie Heidy e proprio per quella relazione viaggiò più volte fra la Svizzera e la Repubblica Dominicana fino al 2010, quando decise di stabilirsi definitivamente lì.
Nel 2011, Christian, padre di Camillo, decise di far visita a suo figlio, ma prima di partire, da fumatore di sigari cubani di lungo corso, chiese al figlio di cercargli un produttore di sigari che avesse potuto realizzare per lui un “boutique cigar”. Camillo, che fino ad allora fumava sigari solo occasionalmente, purtroppo non ebbe la fortuna di trovare un produttore che reputasse all’altezza e, a causa anche della gravidanza di sua moglie, ritornò in Svizzera.
Passarono un paio d’anni, ma la voglia di creare un sigaro c’era ancora. Così Camillo chiese aiuto alla cugina della moglie che presentò loro Guzman, un piccolo produttore di sigari di Navarrete, vicino a Santiago de los Caballeros, nel 2014. Guzman produsse una varietà di campioni, tra i quali anche un sigaro con fascia maduro. Questi manufatti, però, non incontrarono il favore di Camillo e Christian, perché Guzman lavorava i sigari con la melassa e questo era molto distante dalla loro idea di sigaro premium. Dopo sei mesi e svariate modifiche, finalmente ottennero il blend desiderato: una fascia Habano ecuadoriana su tabacchi dominicani, che denominarono “Liga Verde” (ora non più in produzione) che fu lanciato nel 2015. Questo processo risvegliò in Camillo l’interesse per il tabacco ed i sigari.
Mentre padre e figlio lavoravano alla Liga Verde, Camillo, sempre con l’aiuto della moglie Heidy e questa volta dello zio di quest’ultima, conobbe, un paio di mesi più tardi, William Ventura che viveva a Santiago. William, prima di aprire la sua fabbrica (Tabacalera William Ventura) fu uno dei primi torcedor di Davidoff, per poi divenire in seguito il responsabile dei controlli di qualità. La vasta conoscenza, qualità e professionalità di William aiutò Camillo e Christian ad ideare i blend successivi, creando le giuste miscele per i loro gusti. Insieme a Christian, che amava sigari più forti, svilupparono la “Liga Roja”.
Camillo e William continuarono con la “Liga Oro”, alla quale seguì poco dopo la “Liga Azul”. Trascorse però un anno intero prima che questi blend fossero pronti e lanciati nel 2016. Nel 2017 giunse anche quello che sarebbe poi diventato il loro rilascio annuale: la “Liga Platino”. Questa edizione limitata è disponibile in un’unica vitola e William ha usato per questo blend dei tabacchi molto invecchiati e appositamente fermentati, avvolti in una fascia brasiliana Arapiraca di alta qualità.
Nonostante tutte le numerose linee fossero pronte, mancava il nome per il marchio. Qui entra in scena un altro membro della famiglia di Camillo: Tito Castillo. Tito, cognato di Camillo, usò la parola “pachuche”, in voga fra i campesinos dominicani, per indicare una sigaretta rollata a mano o un sigaro. Tuttavia la parola pachuche è ancora comunemente usata dai torcedors dominicani, ma è conosciuta solo all’interno della Repubblica Dominicana. Questo termine, che per Camillo e Christian riassumeva tutto, era il solo con il quale poter nominare il marchio Pachuche Cigars.
Parallelamente alla ricerca del nome, Camillo aveva iniziato a lavorare sul logo del marchio. Con qualche idea in testa, si rivolse ad uno dei suoi migliori amici, Patrick Küng, con il quale aveva un lungo rapporto d’amicizia, dotato di quel particolare talento artistico che lo avrebbe aiutato a trovare l’idea giusta. Patrick infatti disegnò un paio di bozze diverse, tra cui anche un logo ispirato a “Dias de los Muertos”. Il logo colorato e moderno convinse subito sia Camillo che Christian.
Le prime anillas, però, venivano stampate usando metodi di stampa economici con un risultato poco adeguato. La società di Christian Bazzell, che vende macchinari grafici dal 1994, li ha portati a conoscere Albert Montserrat. Lo spagnolo possiede la famosa azienda Cigar Rings. Camillo aveva incontrato Montserrat già nel 2010, in occasione della vendita di una macchina tipografica; in quel momento l’idea di produrre sigari non era stata ancora contemplata. In seguito Camillo gli vendette due macchine, una per la fabbrica di Cigar Rings nella Repubblica Dominicana e un’altra per quella in Nicaragua. Insieme iniziarono la produzione delle nuove anillas, utilizzando processi di maggiore qualità, come vernice spot, goffratura cieca e polvere di bronzo per la fascetta principale. Le anillas sul piede del sigaro, che identificavano le diverse linee della “Liga”, usavano una goffratura colorata.
Inizialmente i Bazzell avevano pianificato di mantenere l’esclusiva per la distribuzione dei Pachuche, ma ora stanno iniziando a rendere i sigari disponibili nei negozi di altri mercati, per far conoscere meglio il marchio. Strategie di marketing che padre e figlio continuano a pianificare passo dopo passo.