Togliere la cenere: il grande errore?
L’interesse per tenere o rimuovere la cenere durante la degustazione di sigari è tecnicamente discutibile. Quando un sigaro mediocre viene fumato, l’aficionado non avrà nulla da scegliere riguardo cosa fare con la cenere: questa cadrà da sola dopo pochi centimetri. Dinnanzi ad un buon sigaro invece, inteso come realizzato con materie prime e lavorazioni di qualità, la cenere resterà ben salda e allora il fumatore dovrà scegliere se lasciarla “crescere” oppure rimuoverla. Alcuni aficionado sono soliti cimentarsi nel gareggiare per dare luogo alla cenere più lunga, altri invece, la tolgono in modo metodico dopo appena un centimetro.
Alcuni sostengono che la cenere isoli il braciere, mantenendolo quindi ad una temperatura più alta, dando luogo ad una sorta di protezione attorno ad esso. Altri invece affermano che non avere la cenere, e quindi una “barriera”, aumenti l’apporto di ossigeno al braciere, dando luogo a una miglior qualità di combustione. Entrambi questi effetti sono positivi e risulta quindi difficile misurare la loro influenza relativa.
Un aspetto importante è che la cenere può rilasciare lentamente aromi Mantenere la cenere sul sigaro agisce come una sorta di catalizzatore, aumentando la diffusione aromatica.
In modo pratico, quando un sigaro è ben realizzato la combustione è raramente un problema. A livello emozionale, una lunga cenere contribuisce alla bellezza di una degustazione. E’ un qualcosa di godibile e di effetto, ma resta pur sempre una aspetto percepito in modo soggettivo. Oggettivamente invece, controllando la cenere e prendendosene cura, fa si che inconsciamente l’aficionado rallenti la degustazione; questo aspetto è sempre positivo! Riducendo la velocità della fumata, si incrementa la qualità degli aromi sprigionati, e l’aficionado respira più lentamente, rilassandosi. Questo è ciò che definisco una degustazione consapevole.
Ricordiamoci inoltre che, leggenda vuole, quando la cenere cade sul pavimento, è sempre di buon auspicio!
Articolo tratto da CigarsLover Magazine, scritto da Didier Houvenaghel.