Decisamente meno famoso e rinomato del Montecristo A, il Sanchos è il suo corrispettivo nella marca Sancho Panza. La capa non è della stessa qualità di quelle impiegate dal più famoso Montecristo, e talvolta il riempimento risulta eccessivo. E’ comunque un sigaro che solo un aficionados è in grado di apprezzare: le dimensioni, e la tempistica di fumata, non sono sicuramente alla portata di tutti.
I sigari della recensione risalgono ad un box targato 2001.
Le note di fumata:
Sancho Panza Sanchos: l’apertura è molto leggera, con note di nocciola. Il primo tercio è molto dolce e presenta dei leggeri sentori di nocciola, ma nulla di più. Solitamente i primi centimetri di questo sigaro non sono i migliori. La forza è quasi assente (1/5). Proseguendo nella fumata, e giungendo nel secondo tercio compaiono lievissimi aromi di legno pregiato. Questo tercio ha una forza maggiore rispetto al primo, ma si è sempre su registri contenuti, leggero/medio (2/5). Nel secondo tercio emergono anche aromi di cuoio, che si alternano con note legnose. Passata la metà sigaro delle spezie delicate fanno il loro ingresso, tra queste pepe bianco su tutte. Nel terzo tercio la forza diviene media (3/5). La dolcezza svanisce e la fumata diviene più corposa. Negli ultimi puff si hanno forti note di di terra umida. Valutazione in centesimi: 86.
La valutazione è sicuramente dettata dalla prima parte del sigaro, che presenta aromi troppo soavi e che tendono a stancare. Considerando la lunghezza di 235mm, è facile calcolare a quanto sia lungo un tercio, e quindi quanto tempo possa durare. Va anche sottolineato che superato questo “ostacolo” è un sigaro che regala una buona evoluzione, e presenta una buona paletta aromatica.