Nelle tabaccherie è giunto l’Ambasciator Italico Superiore Piramide. Questa versione del Superiore è una tiratura limitata di soli 3.000 box da dieci unità, venduti ad un prezzo di Euro 50,00.
Ricercata la miscela, che parte da un ripieno short filler di tabacchi Kentucky coltivati in Veneto, Toscana, Campania (Benevento) e Nordamericano (Tennessee), avvolti in una sottofascia del Tennessee. Il prodotto così realizzato, è stato lasciato maturare per tre mesi, per poi essere fasciato a mano mediante l’utilizzo di una foglia coltivata in Valtiberina (San Sepolcro in particolare) e riposto a riposare per ulteriori dodici mesi.
Ciò che particolareggia, però, questa edizione, oltre all’impiego della fascetta (prima volta in assoluto per il marchio), è l’utilizzo di una forma inusuale per un bitroncoconico, denominata Piramide in ragione della chiusura a punta di una estremità. Difatti, per poterlo fumare, occorre spuntarne una parte, proprio come si farebbe per un caraibico. Un occhio attento, inoltre, si accorgerà di come il senso di arrotolamento della foglia di fascia si chiude sulla testa, particolarità che ha consentito di creare la punta.
A detta di Domenico Napoletano, master blender del Moderno Opificio Sigaro Italiano, la forma rastremata consente di apprezzare a pieno l’evoluzione aromatica apportata in fumata dalla fascia. Ad un primo esame (severo, per la verità) ci siamo accorti che, contrariamente ai caraibici, questo Piramide non era chiuso da una foglia di fascia longitudinale rispetto all’arrotolamento della fascia. Ciò è bastato per insinuare il dubbio della tenuta della chiusura: una volta spuntato, la foglia si sarebbe srotolata?
Alla vista si presenta fasciato in una luminosa foglia marrone scuro, dai riflessi rossi, talvolta bruni in qualche esemplare. Al tatto, pur risultando ruvida, è curata nella scelta, non avendo venature né troppo grosse né troppo presenti in numero.
Ambasciator Italico Superiore Piramide: a sigaro spento, si percepiscono profumi di legno, con accenni di spezie e carruba. Una volta acceso, la partenza è sapida, con una lieve caratterizzazione acida. Gli aromi percepibili richiamano in modo potente echi minerali come la grafite, lasciando però spazio anche a note di legno e di spezie, fra le quali spicca il pepe e, in misura minore, il rafano. La forza, commisurata al tabacco Kentucky, è leggera (1/5).
Con l’incedere della fumata, la sapidità resta invariata, mentre svanisce la punta acida iniziale. Aromaticamente, il sigaro si esprime secondo spiccate note di caffè e noce, ma anche da meno evidenti richiami minerali e di carruba. La forza incrementa verso il medio-leggero (2/5).
Sulle battute finali, il sigaro tende a divenire forte e acre, ma risulta una “evoluzione” fisiologica della fumata, priva dei centimetri giusti per far si che il fumo potesse raffreddarsi e apparire meno forte e spigoloso.
In conclusione, il dubbio esternato in apertura è svanito insieme al tabacco combusto: una volta spuntato il sigaro, la fascia rimane al suo posto. Segnaliamo che, se spuntato troppo poco, il fumo tenderà a condensarsi e ad apparire amaro, soprattutto alle labbra. In tal caso un secondo taglio, più generoso del primo, annullerà completamente tale effetto.
Fin qui gli aspetti meccanici. Passando in rassegna la fumata, ciò che colpisce non è tanto la forma quanto la miscela, sapientemente bilanciata in modo che la forza rimanga sotto controllo, lasciando ampio spazio ad un ventaglio aromatico ricco, a tratti opulento. L’eleganza degli aromi che si susseguono durante la fruizione appaga il fumatore, che si trova al cospetto di una fumata completamente nuova per il marchio.
Voto finale: A