L’Irlanda è da diversi secoli uno dei territori principali di produzione di whisky nel mondo. Scopriamo la storia e le distillerie che portano avanti la tradizione del whiskey con la “e”.
La Storia
La paternità della distillazione europea è spesso oggetto di contesa tra Scozia e Irlanda: le tracce storiche sono poche, non sempre coerenti tra loro. L’elemento certo è l’importazione della distillazione da parte di monaci irlandesi dall’Europa continentale, a sua volta influenzata dal mondo arabo che padroneggiava questa tecnica già da secoli. Non stiamo parlando soltanto di distillazione di cereali, ma di molte materie prime utilizzate poi in campo medico.
La prima traccia storica di whiskey in Irlanda risale agli inizi del 1400, quando il capo di un piccolo villaggio fu dichiarato morto a causa di indigestione di aqua vitae. Dovremo aspettare quasi la fine del secolo per avere traccia di distillazione in Scozia, dando quindi un importante punto di vantaggio all’Irlanda.
Da quel momento in avanti il whiskey irlandese diventa una bevanda molto apprezzata: Elisabetta I, regina d’Inghilterra, ne rimase favorevolmente colpita nel XVI secolo, così come Pietro il Grande nel XVIII secolo. Sono solo alcuni esempi del favore che si catturò il whiskey irlandese, anche se lo sviluppo non fu sempre lineare e positivo.
La prima licenza di distillazione risale al 1608, nel Nord dell’Irlanda, in quella che oggi è la sede di Bushmills, ancora attiva, prima di una lunga serie di distillerie legali che, però, diminuirono di numero e capacità verso fine secolo, per colpa dei dazi troppo alti imposti dalla Gran Bretagna.
La medesima situazione si ribadì agli inizi del 1800, quando le distillerie legali si ridussero ad una ventina rispetto alle molte centinaia del secolo precedente.
Fu in questo momento che il whiskey irlandese assunse una caratteristica peculiare che ancora oggi è ben evidente: i dazi erano particolarmente severi nei confronti dell’orzo maltato, per cui i distillatori irlandesi includevano una parte di orzo non maltato, in grado di modificare leggermente il gusto rispetto ai prodotti scozzesi. Si parla in questo caso di Pot Still Whiskey, dal nome degli alambicchi tradizionali, molto meno efficienti degli alambicchi inventati dall’irlandese Coffey intorno al 1830.
Gli alambicchi che ancora oggi vengono chiamati Coffey sono ben più efficienti e regalano uno spirito più leggero: Coffey accolse le ire dei distillatori irlandesi, contrari a questo metodo di lavoro considerato ben poco ortodosso, e portò la propria invenzione in Scozia, dove divenne ben presto sinonimo di whisky di grano e, dunque, di blended whisky, più adatto a un pubblico generalista in quanto con un gusto meno deciso e con un costo inferiore. La vicenda, a tratti una vera e propria battaglia legale, si concluse agli inizi del 1900, quando il whisky creato dagli alambicchi Coffey fu equiparato al whiskey da Pot Still. Il 1900 non fu per nulla benevolo con il whiskey irlandese: il governo della Gran Bretagna cessò le importazioni di whiskey durante gli anni ’30, in concomitanza con il Proibizionismo, e ne vietò l’esportazione in Canada, all’epoca grosso acquirente di ogni genere di whisky da introdurre illegalmente negli Stati Uniti. La Seconda Guerra Mondiale sembrò mettere la parola Fine all’epopea del whiskey irlandese: sopravvissero ben poche distillerie, meno di dieci, tutte con gravi problemi finanziari e di approvvigionamento.
Nel 1972 erano rimaste operative solo due distillerie: Bushmills e Midleton, rispettivamente a nord e a sud dell’Irlanda. Nel 1987 un primo tentativo di rinascita: venne fondata la distilleria Cooley, mentre nel 2005 Bushmills fu acquisita da Diageo, nota multinazionale di distillati e bevande alcoliche.
Ad oggi, le distillerie sono poche ma molte stanno sorgendo: Bushmills, Cooley, Kilbeggan, Midleton. I prodotti irlandesi sono molto apprezzati negli Stati Uniti, basti pensare che Jameson esporta due terzi della propria produzione. Un altro elemento da sottolineare, a differenza del mondo scozzese, è la possibilità di produrre a proprio nome presso distillerie altrui: il maggior esempio è Cooley che produce molti brand, tra cui Connemara e Tyrconnell; Tullamore Dew, parimenti, viene prodotto presso Midleton.
La Storia
Solo nel 1980 vi fu una vera e propria regolamentazione del whiskey con una legge apposita, l’Irish Whiskey Act. Brevemente riportiamo ed analizziamo il disciplinare:
• La maturazione deve completarsi in Irlanda (Nord o Sud) per un periodo di almeno tre anni;
• Il new make spirit deve avere una gradazione di massimo 94,8% ABV;
• Il prodotto di base, il cosiddetto mash, deve essere composto da cereali a cui aggiungere lievito;
• Il termine blended va a indicare un prodotto composto da due distillati di cereali differenti tra loro.
Dal gennaio 2017 è in vigore un nuovo regolamento stabilito dalla Irish Whiskey Association che, come la Scotch Whisky Association, rappresenta i produttori nel rispetto del consumatore finale. Vengono stabiliti i criteri di produzione a partire dalle materie prime e dai metodi di distillazione, andando a creare delle categorie di prodotti profondamente diversi tra loro:
• Malt Whiskey: distillazione di orzo maltato 100%, distillazione discontinua doppia o tripla;
• Pot Still Whiskey: distillazione di orzo maltato (almeno 30%), orzo non maltato (almeno 30%) e altri cereali non maltati (massimo 5%), discontinua doppia o tripla;
• Grain Whiskey: orzo maltato (massimo 30%) e altri cereali, distillazione continua doppia o tripla;
• Blended: unione di varie tipologie tra quelle indicate precedentemente.
Le Distillerie
• Bushmills: distante 50 chilometri da Port Ellen, Islay, Scozia, la distilleria presenta un modo peculiare di sfruttare la tripla distillazione tagliando lo spirito varie volte a seconda del prodotto che si ha la necessità di ottenere. Le botti vengono usate al massimo per 25 anni di fila e il grain whiskey arriva da Midleton. Nel 2005 è stata venduta da Pernod Ricard a Diageo e nel 2008 ha compiuto ben 400 anni di storia; nel 2014 è stata acquistata da Jose Cuervo, altro gigante dei super-alcolici mondiale. Il core-range è composto da Red Bush, Original, Black Bush, 10 Anni, 16 Anni e 21 Anni più diverse edizioni speciali di varie caratteristiche.
• Cooley: fondata nel 1987 da John Teeling con l’intenzione di aiutare l’intero movimento irlandese di whiskey nel mondo dopo oltre 100 anni dalla precedente fondazione di una distilleria, produce molti marchi partendo da distillazione continua e discontinua, potendo dunque creare internamente blended e single malt. Dal 2011 appartiene a Jim Beam, gruppo diventato Beam-Suntory nel 2014. Produce vari marchi: Tyrconnell, Lockès e Connemara, quest’ultimo torbato in diretta concorrenza con malti scozzesi.
• Midleton: erede di ben tre aziende di whiskey, confluite nell’Irish Distillers Group nel 1975, produce molti marchi, alcuni dei quali esportati e ben noti in tutto il globo. Oggi appartiene al gruppo Pernod-Ricard e distilla sia single malt sia grain whisky. La distillazione non è la stessa per ogni marchio, ma cambia anche radicalmente in base al fabbisogno giornaliero; la complessità delle fasi di distillazione deve essere monitorata con estrema attenzione.
Midleton produce ad esempio il celebre Jameson, uno dei marchi più noti al mondo, così come Green e Yellow Spot, Paddy e Redbreast, uno dei marchi più apprezzati qualitativamente parlando.
• Kilbeggan: prima marchio prodotto da Cooley e dal 2010 indipendente, John Teeling aveva acquisito i magazzini per farci maturare parte del distillato di Cooley, non abbastanza capiente. Oggi appartiene al gruppo Beam-Suntory.
• Tullamore DEW: fondata nel 1829, ha subito varie vicissitudini fino a chiudere nel 1954 e spostare la produzione in altre distillerie. Nel 2010 i proprietari di Glenfiddich e Balvenie hanno deciso di ricostruire la distilleria che è attiva dal 2014; il grain whisky arriva da Midleton. La distillazione è tripla e i prodotti sono diversi, alcuni dei quali senza dichiarazione di età ed altri con età segnalata.
• Teeling: fondata nel 2012 da Jack, figlio di John Teeling, fondatore di Cooley, ha iniziato a distillare nel 2015 e attualmente invecchia il proprio prodotto in botti inusuali per il panorama irlandese, ad esempio di vino bianco o Cabernet.
Altri marchi che possiamo incontrare tra gli Irish Whiskeys:
• Knappogue Castle: prodotto in precedenza a Cooley, ora dovrebbe provenire da Bushmills, anche se manca l’ufficialità della cosa.
• The Irishman/Writers Tears: di proprietà della famiglia Walsh, attualmente sono costituiti da botti di altri produttori, ma dal 2016 è attiva una distilleria di famiglia che presto dovrebbe iniziare a commercializzare prodotti propri.
• West Cork: fondata nei primi anni del 2000, ha una gamma ridotta di whiskey ma produce anche vodka e gin.
• Glendalough: produzione iniziata nel 2015, distilla anche gin e commercializza alcuni prodotti che, per ora, arrivano da Cooley.
Il whiskey irlandese rappresenta una tappa irrinunciabile; se in passato il prodotto veniva classificato come molto pulito e, per questo, di più facile degustazione, oggi non è così. Volendo generalizzare, i prodotti irlandesi sono sicuramente meno spigolosi dei cugini scozzesi, ma spesso presentando buona complessità e grande pulizia. L’utilizzo di orzo non maltato è peculiare e unico nel panorama mondiale, così come la tripla distillazione. I prodotti in commercio non sono molti ma spesso si possono reperire a buone cifre; sottolineiamo inoltre la presenza di edizioni limitate o a grado pieno, capaci di affascinare e stupire ogni palato.