La coltivazione del tabacco è un processo lungo e scrupoloso, fatto di dettagli e costanza, attenzione e cura, esperienza e manualità. Scegliere il giusto terreno è fondamentale per la produzione di un buon tabacco; per questo spesso sono necessarie analisi chimiche per evidenziare i livelli di pH, cloro e altre sostanze presenti nella terra e nell’acqua usata per l’irrigazione. Lo stesso tabacco coltivato in condizioni ambientali differenti porta a risultati organolettici differenti del prodotto finale. Una delle zone più note per la coltivazione del tabacco è la Vuelta Abajo, nella provincia cubana di Pinar del Rio. Un’altra mecca si trova in Estelì, Nicaragua.
Si inizia solitamente a Giugno, e fino ad Agosto si prepara il campo. Si deve arare più volte, affinché le piante di tabacco crescano in terreni liberi, puliti. L’aratura viene effettuata a 30/40 cm e seguita dall’erpicatura. L’erpicatura si limita a lavorare lo strato superficiale del terreno, dai 5 ai 15 cm, al fine di avere delle zolle più piccole e una superficie più regolare. Un terreno erpicato si presenta perciò sminuzzato in superficie, spianato e pronto per la semina o il trapianto.
Si semina a Settembre. Le piantine crescono in serre speciali, coperte per essere più protette. Dopo qualche settimana (da 6 a 8), quando le piantine hanno raggiunto l’altezza di 15/20 centimetri, sono tolte dal vivaio e piantate nei campi nelle ventiquattro ore successive. Il trapianto, che cade nella seconda metà di Ottobre, va effettuato a temperature superiori ai 15°C ed è seguito da un’irrigazione, che aiuta le piante a mettere le radici e prosperare. Ha inizio una fase di crescita vegetativa della pianta, che può durare da 50 a 70 giorni. Dopo venti giorni circa dal trapianto, altra terra viene accumulata intorno alla pianta per permettere lo sviluppo di radici più forti, insieme a carbonato di calcio e fertilizzanti. La fertilizzazione del terreno si ripete circa ogni 15 giorni. La pianta del tabacco sviluppa una radice a fittone, grosso corpo cilindrico che scende in profondità in modo perpendicolare al terreno e garantisce la stabilità, e lunghe radici orizzontali.
A metà della crescita viene tolta la gemma superiore per concentrare le risorse della pianta nello sviluppo delle foglie. Attraverso la cimatura, che consiste nella spuntatura dello stelo, si permette alla pianta di accumulare la nicotina su un limitato numero di foglie, nel momento in cui si vuole che crescano ampie, pesanti e forti. L’effetto della cimatura sulle foglie è tanto più marcato quanto più bassa e precoce è l’operazione. I tempi dell’ultima fase variano molto in base alla tipologia di foglia che si vuole produrre. Potenzialmente la pianta subisce una fase di fioritura e successiva maturazione. Le foglie più basse raggiungono la maturazione e possono essere raccolte qualche settimana prima delle foglie più alte.
Le temperature migliori per la crescita delle piante di tabacco sono quelle nel range tra 20°C e 30°C. E’ necessario un periodo secco per la maturazione e successiva raccolta delle foglie; piogge eccessive possono favorire la crescita di foglie più leggere e sottili.
Durante le prime settimane i semenzai hanno mediamente bisogno di una quantità di acqua compresa tra i 3 e i 5 litri a metro quadrato al giorno; in seguito, tra i 30 e i 40 giorni, dovranno ricevere sempre meno acqua per favorirne l’irrobustimento. Una volta trapiantate richiederanno un picco di acqua dopo altri 50/70 giorni, e poi sempre meno fino alla raccolta delle foglie, 90/120 giorni dopo il trapianto. I regimi idrici che consentono di ottenere una regolare coltura di tabacco devono tenere conto delle capacità del suolo di immagazzinare acqua, delle precipitazioni, delle irrigazioni. Un’irrigazione troppo frequente danneggia il raccolto, mentre un deficit di acqua in particolari periodi del processo può accrescere alcune caratteristiche tra cui la resistenza alla siccità. Il 75% dell’acqua è assorbita dalle radici ad una profondità non superiore ai 30 cm.
In origine le varietà di piante di tabacco utilizzate nella preparazione dei puros cubani erano due: il Corojo, da cui si ottenevano le foglie per la capa, e il Criollo, che forniva le foglie per tripa e capote.
Oggi coltivare il Corojo vuol dire avere un’alta probabilità di incorrere in problematiche quali la muffa blu (blue mold) e il fungo del gambo nero, che colpisce le radici della pianta e porta a seccare il gambo e far cadere le foglie.
Il rischio di ritrovarsi con un raccolto molto scarso ha spinto i coltivatori a sperimentare delle alternative; queste oggi portano il nome di Habanos 2000, Criollo 98, Criollo 99 e Corojo 99. Si tratta di ibridi ricavati dall’impollinazione incrociata delle piante originarie con tabacchi alternativi per accrescerne le caratteristiche di resistenza alle malattie sopracitate. Apparentemente queste nuove tipologie ibride forniscono foglie più larghe e lunghe, che favoriscono la manifattura del sigaro. Inoltre, i tempi di lavorazione sono più corti e garantiscono la disponibilità della capa molte settimane prima rispetto all’utilizzo del Corojo.
La coltivazione del Corojo e dei suoi ibridi per la produzione della capa del sigaro, avviene sotto tele di cotone, dette tapados (nella foto inferiore la piantagione che produce le foglie di fascia per gli Arturo Fuente Opus X), che uomini sui trampoli erigono al fine di proteggere da troppo sole, vento e parassiti. La tela inoltre trattiene il calore, favorendo la crescita verticale e l’allungamento delle foglie, che risultano uniformi e lisce come la seta. Ogni pianta contiene 16 /17 foglie.
Il Criollo, porta 12/13 foglie, e deve crescere esposto al sole, che ne esalta i sapori e l’intensità degli aromi, i quali concorrono a definire le caratteristiche di ciascun brand.