Anche in Italia è il momento del Gin. Visto il grande successo e largo consumo in questo periodo, ripercorreremo la storia, a tratti avvincente ma anche drammatica, di questo antico distillato.
Nel Seicento si pensava che la bacca di ginepro potesse essere utilizzata per curare malattie dello stomaco ed era considerata un rimedio efficace contro la peste. Per una prima distillazione definibile tale, si dovrà attendere il 1658, dove, nelle Fiandre, nacque la prima distilleria, forse ad opera di Franciscus De La Boe Sylvius, naturalista e medico olandese di Leiden. Sembra sia stato proprio il Dott. Sylvius, conoscitore delle proprietà benefiche degli oli essenziali del ginepro, ad ottenere un olio terapeutico a basso prezzo, il Genever , tramite la ridistillazione di un’infuso di bacche macerate in alcool puro. Ben presto si diffuse in tutta Olanda l’efficacia di questa “medicina”, apprezzata per le sue proprietà dai viaggiatori e navigatori olandesi. La fama di questo nuovo distillato non tardò ad espandersi nei Paesi vicini come in Inghilterra, dove fu “importato” dai soldati inglesi di ritorno dai Paesi Bassi. Fu dalla fine del XVI secolo che gli olandesi cominciarono a vendere il Genever in Inghilterra, luogo in cui occorreva un’autorizzazione reale per la distillazione.
Tuttavia per incrementare la produzione e la vendita di un distillato autoctono, sorsero molte distillerie che iniziarono la produzione di un’acquavite simile al Genever che ben presto venne chiamata Gin. Per agevolare ciò, furono adottate strategie per aumentare la coltivazione dei cereali ed incrementare il consumo del Gin: tutto questo comportò la liberalizzazione delle distillerie e la notevole riduzione delle tasse sugli alcolici. Fu così che iniziò l’era del Gin.
Tra il 1690 e il 1751 il consumo del Gin in Gran Bretagna crebbe in maniera esponenziale, soprattutto a Londra.
Fu l’inizio di un periodo chiamato “The Gin Craze”. Il Gin costava poco, inebriava velocemente e aiutava i poveri a dimenticare la miseria, divenne fonte di disordine sociale e nei quartieri poveri la gente viveva in continuo stato di ubriachezza. Per arginare il fenomeno, il Parlamento emanò il primo Gin Act, una legge per regolamentare il consumo e la produzione del distillato. Come di consueto, ciò ebbe l’effetto di far proliferare distillerie clandestine che producevano alcol particolarmente tossico e dannoso alla salute.
Nel 1751 una nuova legge del Parlamento ripropose provvedimenti necessari ad arginare il problema e cercò di indirizzare i produttori verso una migliore qualità. Questa nuova legge, oltre ad imporre nuove tasse sul Gin, sensibilizzò la vendita facendo sì che aumentasse la produzione di Gin di migliore qualità.
IL DISTILLATO
Addentrandoci nel distillato in quanto tale, è possibile definire il Gin come un distillato cerealicolo e incolore, ottenuto principalmente da grano e segale, aromatizzato con erbe, spezie, radici e, ovviamente, con bacche di ginepro. Ogni produttore è libero di scegliere le tipologie e le quantità di botaniche da utilizzare e di personalizzare il proprio Gin arricchendolo con fiori, piante, frutti e vegetali (ad esempio: semi di coriandolo, radici di angelica, ginestra, cardamomo, scorze essiccate di agrumi, cassia, liquirizia, prugne selvatiche, cannella e altre erbe aromatiche) in modo da rendere la sua ricetta unica ed inimitabile.
In passato, a causa della moda delle Vodka ottenute con materie prime diverse dai cereali e della mancanza di un disciplinare preciso, anche il Gin cominciò ad essere prodotto con materie prime diverse dai cereali, come mele, vino e patate.
Attualmente possiamo distinguere due distillati in cui il ginepro è elemento caratterizzante. L’olandese Genever, fermentato di cereali distillato con l’aggiunta di aromi (botaniche o, in gergo, botanicals) e ginepro, e il Gin inglese, ridistillato di cereali i cui vapori vengono fatti circolare attraverso gli ingredienti aromatizzanti (botaniche) che rilasceranno il loro aroma. Questo stile di produzione prende il nome di London Dry Gin.
Un sistema differente consiste nel lasciar macerare le bacche e le botaniche nell’alcol prima di una distillazione finale. L’alcol con le botaniche in macerazione, durante la sua evaporazione, trascina con se le componenti aromatiche. L’introduzione dell’alambicco Coffey a distillazione continua fu l’innovazione tecnica in grado di produrre distillato più neutro.
Come già esposto, il Gin è un distillato che, proprio per le botanicals, il sistema di produzione e il Paese di provenienza, offre al consumatore una vastissima gamma di prodotti fra cui scegliere. Ne passiamo in rassegna qualcuno, che consideriamo i principali e più interessanti.
Il Broker’s e il Tanqueray sono esempi di London Dry Gin presenti sul mercato. Incolore, secchi, profumati e particolarmente adatti alla miscelazione.
Il Plymouth gin nasce, a scopo medicinale, nel 1793 in una distilleria collocata nell’edificio che accolse nel 1620 i Padri Pellegrini la notte prima di salpare per l’America. Ha un profumo intenso, bilanciate perfettamente nelle sue 7 botaniche. Si può attribuire la denominazione Plymouth solo al Gin prodotto nella omonima località dalla distilleria dei Black Friars. E’ importante considerare un Gin che racconta di viaggi, di mare, di spezie esotiche, di tradizione, simbolo del Regno Unito. Se cercate tutto questo, dovreste provarlo.
Articolo di N. Ruggiero – tratto da CigarsLover Magazine Spring 2016