Paese
Bahamas
Brasile
Costa Rica
Cuba
Filippine
Honduras
Indonesia
Isole Canarie
Italia
Messico
Nicaragua
Panama
Peru
Republica Dominicana
U.S.A.
Formato
Churchill
Corona Gorda
Double Corona
Gordo
Gran Corona
Lancero/Panetela
Lonsdale
Perfecto
Petit Corona/Corona
Petit Robusto
Piramide/Torpedo
Robusto
Salomone/Diadema
Shorts
Toro
Troncoconico
Prezzo
Sotto 6
6-10
10-15
15-20
20-30
Oltre 30
Forza
Leggera
Medio-leggera
Media
Medio-forte
Forte
Valutazione
95-100
90-94
85-89
80-84
Inferiore a 80
Profilo aromatico
Affumicato
Cacao
Cremoso
Cuoio
Dolce
Frutta secca con guscio
Legno
Spezie
Terra
Tostato
Vegetale
Tipo distillato
Armagnac
Cognac
Rum
Whisky
Paese
Antigua
Barbados
Canada
Cuba
England
France
India
Ireland
Italy
Jamaica
Japan
Martinique
Netherlands
Scotland
Taiwan
Trinidad and Tobago
United States
Svezia
Galles
Guadalupa
Panama
Repubblica Dominicana
ABV
38.0-39.9%
40.0-43.0%
43.1-46.0%
46.1-50.0%
50.1-55.0%
over 55.0%
OB o IB
OB
IB
Prezzo
under 50
50-100
100-250
250-500
over 500
Valutazione
95-100
90-94
85-89
80-84
Inferiore a 80
Profilo aromatico
Cereale
Dolce
Floreale
Fruttato
Legno
Marino
Miele
Sherried
Speziato
Torbato
Vinoso

Filtrazione a freddo (Chill filtration)

Filtrazione a freddo (Chill filtration)

Filtrazione a freddo (Chill filtration) 1600 900 Nicolò Veronese

Sempre più spesso nel mondo del whisky le discussioni vertono sul processo di chill-filtration, o filtrazione a freddo. I consumatori sono sempre più attenti nel cercare prodotti che dichiarino in etichetta di non aver subito questo processo, mentre le più grandi aziende produttrici difendono questa metodologia: ma in cosa consiste la filtrazione a freddo e quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere?

Per rispondere a queste domande bisogna partire dalle fasi di produzione precedenti. Durante la fermentazione si forma buona parte delle componenti aromatiche del distillato. Fra di queste ci sono gli esteri, particolari composti formati da un alcol, in questo caso principalmente quello etilico, e un acido organico, ossia con una base di carbonio. Una parte di questi acidi organici presenta una catena piuttosto lunga, sono i cosiddetti acidi grassi. Una volta che hanno reagito con l’etanolo formano esteri di aspetto oleoso, i quali passano praticamente indenni attraverso le fasi di distillazione.

Il problema si verifica quando il distillato viene diluito sotto i 46°, così come la grandissima parte dei whisky in commercio, oppure sotto una certa temperatura: diminuisce la solubilità dti questi composti, che rendono quindi il distillato lattiginoso. Questo non comporta assolutamente alcun problema sulla salubrità del prodotto, ma è un’eventualità che i grandi produttori vogliono evitare, in quanto il consumatore poco informato può scambiarlo per un difetto.

Il procedimento è in realtà molto semplice: il whisky viene rapidamente raffreddato a temperature attorno agli 0° C, in questo modo gli olii precipitano e successivamente viene fatto passare attraverso una serie di filtri che rimuovono queste sostanze, in modo da ottenere un distillato limpido e cristallino.

Negli ultimi anni il mercato del whisky e soprattutto l’attenzione dei consumatori verso i prodotti è cambiata moltissimo, complice una generale maggior cultura e una maggior ricerca della qualità, portata avanti soprattutto dall’enorme lavoro degli imbottigliatori indipendenti. Il processo di filtrazione a freddo è quindi sempre più visto come un passaggio inutile e non necessario che va ad alterare la composizione dello spirito, e sempre un maggior numero di produttori stanno abbandonando la pratica. In degustazione si è visto che poco cambia, anzi alla cieca è praticamente impossibile distinguere un whisky filtrato da uno non filtrato. Non sempre però la non-filtrazione è un indice di maggiore qualità organolettica, si tratta più che altro di un indice di qualità per quanto riguarda la minore manipolazione possibile e il poter fornire al consumatore un prodotto così come esce dalla botte, con le sue caratteristiche e peculiarità.